Museo della Nave Romana di Comacchio. Il museo, inaugurato nel marzo del 2001, trova posto in parte dell'edificio delle antiche carceri mandamentali, costruite con ogni probabilità all'epoca della signoria estense, e in parte degli edifici della fabbrica del pesce marinato e del mulino di proprietà di Luigi Bellini, attivi dal 1870 circa sino ai primi decenni del XX secolo
Il 6 febbraio 1325 gli Estensi, a seguito di dedizione popolare, divennero i signori di Comacchio e nel 1354 l'imperatore Carlo IV di Boemia legittimò con una investitura imperiale l'atto di dedizione del 1325. Si chiudeva così, a metà del XIV secolo un periodo di incertezza politica che era iniziato alla fine del XIII secolo, con l'affacciarsi, già negli anni 1297-1299, della casa d'Este su Comacchio, concomitante all'indebolimento del potere papale in Ravenna e all'inarrestabile declino della città esarcale, nella cui orbita Comacchio era sino ad allora gravitata.
Nel 1264 il comune di Comacchio, dopo lo sfaldamento di una tardiva esperienza comunale, aveva fatto atto di sottomissione al comune di Ravenna e aveva accettato che la città fosse congiuntamente governata dalla magistratura collegiale locale e da un podestà ravennate; atto di sottomissione che era stato rinnovato nel 1275 dopo che i Da Polenta avevano assunto il controllo del comune di Ravenna e instaurato la signoria. E' nel periodo di sottomissione a Ravenna che venne redatto un corpo statutario di cui si ha notizia sin dal 1275, ma che ci è giunto in una redazione del 1494, quando Comacchio era stata assorbita nel dominio estense da oltre un secolo.
Il dominio degli Estensi in Comacchio fu ininterrotto sino al 1598, quando il ducato di Ferrara tornò alla Santa Sede e Comacchio ne seguì le sorti nonostante l'investitura imperiale.
La struttura amministrativa del comune di Comacchio era costituta dal Consiglio dei Savi, composto da 25 uomini abitanti in Comacchio e nominati annualmente dal podestà ducale e da tre consiglieri in carica. Il Consiglio era rappresentato da due massari scelti annualmente tra i consiglieri.
Dopo la devoluzione del ducato di Ferrara e di Comacchio la vita cittadina venne regolata dagli ordini e dalle costituzioni dei cardinali legati e dalla bolla di Clemente VIII del 1592, nota come De Bono Regimine, che regolava l'attività amministrativa dello Stato Pontificio. Il primo ordine venne emanato il 28 dicembre 1612 dal cardinale legato Orazio Spinola, con il titolo Ordini da osservarsi per la città di Comacchio intorno al Consiglio, e prevedeva che il consiglio cittadino fosse composto da 25 persone, che restavano in carica un anno, e che ogni anno si procedesse alla sostituzione di un terzo dei consiglieri.
Trepponti, detto anche ponte Pallotta o ponte Imperiali. Realizzato da Luca Danese, nel 1632 come parte di un progetto generale di riqualificazione della città e del territorio, culminante con l'escavo del canale rettilineo di collegamento al mare che si diparte in corrispondenza del ponte stesso
Successivamente, il 24 aprile 1625, veniva emanata la Costituzione per il buon Governo della Città di Comacchio del cardinale Francesco Cennini, che portava a 30 il numero dei consiglieri , dieci dei quali da sostituire ogni anno. La Costituzione Cennini, un complesso normativo più articolato del precedente, prevedeva che dei 10 nuovi eletti annualmente uno doveva appartenere all'ordine dei dottori e gli altri nove dovevano essere cittadini comacchiesi, senza però specificare se dei parentadi originari già presenti in consiglio. Il Consiglio, con voto segreto, eleggeva i due massari della comunità, i due massari della chiesa, i tre consoli sopra le vettovaglie, i due massari della povertà ed ospedale, il segretario del consiglio e della comunità, il depositario delle entrate, i due revisori dei conti, i quattro deputati sopra strade, canali e valli, i due deputati sopra il fuoco, il procuratore della comunità e dei poveri e infine i quattro priori, il cassiere e il custode del Monte di Pietà.
La Costituzione Cennini doveva però aver creato qualche perplessità se due anni più tardi si rese necessario il Parere della Congregazione deputata dall'Illustrissimo e Reverendissimo Cardinale Sacchetti Legato di Ferrara sopra il modo di eleggere il Consiglio, Massari e Consoli della Città di Comacchio, che affermava che i trenta consiglieri dovevano essere dei parentadi originari della città, ossia di quei parentadi che in passato avevano avuto posto in consiglio.
La Costituzione Spada, emanata il 20 gennaio 1656, esordiva affermando che solo nella città di Comacchio si usava rinnovare tutto il consiglio ogni tre anni. Nella volontà di uniformare l'amministrazione locale comacchiese a quella delle altre città dello stato la Costituzione Spada stimava conveniente creare un corpo di consiglieri stabili formato da 22 cittadini e da due soprannumerari e un corpo di consiglieri amovibili, composto da 20 persone, eletto di tre anni in tre anni. Fra i 44 membri del consiglio dovevano essere estratti i tre anziani, che sostituivano nelle competenze la precedente carica dei massari.
La Costituzione Spada restò in vigore fino al 21 dicembre 1682 quando il cardinale Nicolò Acciaioli emanò una nuova Costituzione, che riportava a trenta il numero dei consiglieri, dei quali 22 stabili, compresi i soprannumerari, e otto amovibili di tre anni in tre anni. Tra i consiglieri stabili venivano scelti il priore e un anziano, l'altro doveva essere scelto tra gli amovibili. Il priore e i due anziani costituivano il Magistrato, che restava in carica un anno ed aveva funzioni operative e di rappresentanza esterna del consiglio e della comunità. La Costituzione Acciaioli stabiliva che i consiglieri stabili dovevano vivere civilmente e tutti, condizione indispensabile, dovevano saper leggere e scrivere. Alla morte di un consigliere stabile veniva eletta in consiglio la persona ritenuta più adatta della stessa famiglia, in caso di estinzione del casato veniva eletto tra gli stabili un consigliere amovibile.
Anche il riordino voluto dal cardinale Acciaioli non dovette dare i frutti sperati, tanto che solo dieci anni più tardi il cardinale legato Renato Imperiali emanava degli Ordini, in data 26 aprile 1692, in cui affiancava al Magistrato una Congregazione, con il compito di approvare in via preventiva le spese straordinarie e, dal 1699, di valutare la legittimità delle spese proposte dal Magistrato.
Nel periodo dell'occupazione austriaca, in attesa di direttive precise da S. M. Cesarea, il 2 giugno 1709 venivano confermati i cittadini in carica. Da un documento del 1714 ci è dato sapere che, essendo difficile radunare il Consiglio Generale, era stato istituito un Consiglio Minore, o Congregazione della Comunità, con il compito di provvedere all'amministrazione della città. La Congregazione era composta da 12 consiglieri che restavano in carica per un anno.
Dopo il ritorno di Comacchio alla Santa Sede, il 20 aprile 1725 il cardinale legato Giovanni Patrizi nominava il nuovo consiglio, composto da ventisei consiglieri stabili con successione familiare, due soprannumerari, otto amovibili e da dodici consiglieri stabili ad vitam, che presumibilmente erano i consiglieri aggregati al consiglio in età austriaca e alla cui nomina ostava la Costituzione Acciaioli del 1692 riportata in vigore. Il legato Patrizi riportava in vita, con le stesse prerogative, la Congregazione che dal 1692 al 1708 aveva affiancato l'attività del Magistrato.
Nel 1780 il cardinale Francesco Carafa con le sue Costituzioni per il buon governo della città di Comacchio e sue attinenze, in un contesto di riorganizzazione complessiva della legazione, dotava la città di Comacchio di un completo strumento di governo. La Costituzione Carafa prevedeva un Consiglio Generale di 32 membri, dei quali 24 stabili e otto amovibili, un Consiglio Segreto, composto da dieci consiglieri e dal giudicante locale, e un Magistrato, composto da un priore, tre consoli e due anziani.
Nel periodo della Rivoluzione francese, con l'istituzione della Amministrazione centrale del Ferrarese, Comacchio fu capoluogo extradistrettuale e, con la successiva organizzazione dipartimentale, Comacchio divenne capoluogo dell'omonimo cantone del Dipartimento del Po, poi Dipartimento del Basso Po. Il 2 giugno 1797 vennero dichiarati decaduti gli organi di governo locali previsti dalla Costituzione Carafa e si insediò l'organismo locale cispadano della Municipalità.
Nel periodo della restaurazione austriaca (6 maggio 1799-19 gennaio 1801), furono ripristinate le magistrature del periodo pontificio. Con il successivo ritorno dei francesi a Ferrara (19 gennaio 1801-19 febbraio 1802) fu ricostituito l'assetto istituzionale precedente e il 14 febbraio 1801 fu ripristinata la Municipalità. Con la nascita della Repubblica Italiana (19 febbraio 1802-19 marzo 1805), e con l'approvazione della legge organica 24 luglio 1802 sull'organizzazione delle autorità amministrative, venne insediato il 22 dicembre 1802 un Consiglio Comunale di 40 membri di nomina prefettizia, che procedette alla nomina della nuova Municipalità. Durante il Regno d'Italia (19 marzo 1805-14 novembre 1813) in Comacchio vennero creati un Consiglio Comunale e un Consiglio dei Savi e il comune era retto da un podestà, la cui nomina era di competenza regia. A metà novembre 1813, con l'arrivo delle armate austriache nel porto di Goro, finì il dominio napoleonico sul territorio comacchiese
Nel 1813 furono reintrodotte le forme di governo locale in vigore nel 1796. Durante il periodo della Restaurazione Comacchio seguì le norme previste dal motu proprio 6 luglio 1816 di Pio VII sulla organizzazione della amministrazione pubblica nello Stato pontificio. Con l'Unità le vicende istituzionali comacchiesi sono state dettate dalla normativa in materia di organizzazione degli enti territoriali.
L'Archivio Storico Comunale conserva in modo sistematico la documentazione prodotta dal Comune di Comacchio a partire dal XVI secolo.
Comacchio, diversamente da altre città, non può vantare dotazione di documentazione tardomedievale, ciò è presumibilmente da addebitare sia alle distruzioni subite dalla città nel corso dei secoli e alle dispersioni di archivi cittadini a seguito di incendi, saccheggi o soppressioni sia alle vicende politico-istituzionali, alle forme di economia della città e del suo territorio e alle condizioni ambientali in cui si sono realizzate.
Il primo riordino di cui si ha notizia dell'archivio comunale di Comacchio risale al 1779 ed è dovuto all'intervento di G. Luigi Merenda che compilò, su ordine del cardinale legato, l'Inventario generale di tutti li libri, filze, scritture e documenti esistenti nell'archivio della Comunità di Comacchio. Successivamente a questo intervento non risulta siano state compiute sistematiche operazioni di riordino e attualmente l'archivio è consultabile tramite gli elenchi per serie compilati nel corso degli anni Ottanta dalla dott.ssa Paola Janni.
Sono attualmente in corso le operazioni di censimento della documentazione archivistica prodotta o conservata dal Comune di Comacchio allo scopo di definire un intervento organico di inventariazione e riordino che consenta la valorizzazione del patrimonio archivistico posseduto dal Comune. A seguito delle operazioni di censimento, denominazioni delle serie, consistenze ed estremi cronologici potrebbero subire modifiche, pertanto i dati attualmente forniti sono da considerare provvisori.
Bibliografia
A. Ricci, Dell'origine della Città e Valli di Comacchio, Ferrara 1628.
G. F. Ferro, Istoria dell'antica città di Comacchio, Ferrara 1701.
G. F. Bonaveri, Storia della città di Comacchio, sue lagune e pesche, Cesena 1761.
C. Fogli, Degli uomini illustri della città di Ferrara, Ferrara 1900.
L. Bellini, Le saline dell'antico delta padano, Ferrara 1962.
L. Bellini, La legislazione speciale delle valli di Comacchio nella sua genesi storica nelle fonti e nell'applicazione, Milano 1966.
S. Cernuschi Salkoff, La città senza tempo, Bologna 1973.
D. Maestri, Storia di Comacchio dalle origini al 1800, Roma 1978.
P. Janni, L'Archivio Storico del Comune di Comacchio, in "La Pianura", 1989, n. 1.
La civiltà comacchiese e pomposiana dalle origini preistoriche al tardo medioevo, Bologna 1986.
G. Zanella, Comacchio:un tipico comune atipico, in La civiltà comacchiese e pomposiana dalle origini preistoriche al tardo medioevo, Bologna 1986, pp. 625-642.
A. Vasina, Comacchio tra signorie locali e Stato della Chiesa nel Trecento, in La civiltà comacchiese e pomposiana dalle origini preistoriche al tardo medioevo, Bologna 1986, pp. 643-659.
R. Caputo,V. Caputo, Statuti di Comacchio, Ferrara 1991.
Il Duomo cittadino tra fabbrica e simbolo nella Comacchio barocca (1659-1740), a cura di R. Dondarini, Ferrara 1992.
P. Luciani, Prime note per una storia istituzionale di Comacchio in età moderna, in Il Duomo cittadino tra fabbrica e simbolo nella Comacchio barocca (1659-1740), a cura di R. Dondarini, Ferrara 1992, pp. 61-70.
L. Paliotto, Aspetti di vita sociale nella diocesi di Comacchio nei secoli XVII e XVIII. Visite pastorali, Sinodi diocesani, Relationes ad limina, Bologna 1993.
Catalogo del Fondo Antico della biblioteca "L. A. Muratori"di Comacchio, Ferrara 1993.
Guida alle fonti archivistiche per la storia di Comacchio, a cura di R. Dondarini e A. Samaritani, Casalecchio di Reno (BO) 1993.
Storia di Comacchio nell'età moderna, vol. I, Casalecchio di Reno (BO) 1993.
Storia di Comacchio nell'età moderna, vol. II, Casalecchio di Reno (BO) 1993.
M. G. Muzzarelli, I "magnifici signori" e la "povera comunità": la società comacchiese nel Cinquecento, in Storia di Comacchio nell'età moderna, vol. II, Casalecchio di Reno (BO) 1993, pp. 25-49.
C. Casanova, Individui, famiglie, ceti. La società comacchiese dal XVI al XVIII secolo, in Storia di Comacchio nell'età moderna, vol. II, Casalecchio di Reno (BO) 1993, pp. 107-148.
Ristrutturazione urbanistica e architettonica a Comacchio 1598-1659. L'età di Luca Danese, Ferrara 1994.
A. Samaritani, Il Cinquecento religioso a Comacchio, Ferrara 1997.
Storia di Comacchio nell'età contemporanea, a cura di Aldo Berselli, vol. I, Migliarino (FE) 2002.
V. Sani, Politica e società a Comacchio dall'età della Rivoluzione Francese alla caduta del dominio napoleonico (1789-1813), in Storia di Comacchio nell'età contemporanea, a cura di A. Berselli, vol. I, Ferrara 2002, pp. 39-177